Perdita di gusto e olfatto per Covid-19: la mia esperienza - Cuciverba
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una ragazza nera annusa con l'olfatto il profumo di un fiore

Perdita di gusto e olfatto per Covid-19: la mia esperienza

Lo ammetto: non immaginavo di scrivere questo articolo perché non pensavo di ammalarmi di Covid-19 (lavoro da casa e ho un’attenzione quasi ossessiva per evitare il contagio), né di provare la perdita di gusto e olfatto. Il tema, inoltre, è un po’ fuori argomento perché mi occupo di copywriting inclusivo e non sono di certo una scienziata o una medica. Solo dopo aver riflettuto molto ho deciso di pubblicare questo pezzo perché nei media (soprattutto in televisione) la perdita di gusto e olfatto – un effetto a lungo termine del Covid-19 – è un po’ sottovalutata. Se ne parla poco, e perlopiù come effetto transitorio. Così ho vinto la mia riservatezza e ho valutato che se questo articolo può essere di aiuto e conforto anche a una sola persona, ne sarei felicissima. Qui in questo mio spazio ho infatti provato, con un briciolo di ironia, a focalizzarmi sui vantaggi, se così si può definirli, di non sentire più odori e sapori.

La mia esperienza con la Sars-Cov2 o Covid-19

Ho fatto di tutto per evitare il virus – soprattutto per non contagiare chi è più vulnerabile – ma, non abbiamo ancora capito come, io e il mio compagno ci siamo infettati dopo un anno dall’inizio della pandemia. Covid-19 ha pure colpito con un gran tempismo, avevo appena lanciato il mio sito e il blog. Ecco spiegato questo piccolo stop nella pubblicazione degli articoli.

Ora che siamo guariti, posso dire che siamo stati molto fortunati per come la malattia si è manifestata, zero complicanze polmonari, né necessità di ricovero.
Abbiamo manifestato i tipici sintomi: forti mal di testa, dolori alla schiena e al corpo, febbre oltre 38°, un po’ di tosse, disturbi intestinali, difficoltà di concentrazione e alcune lacune nella memoria, tutti poi risolti. A parte due, comparsi dopo alcune ore dai primi, e che persistono ben dopo la negativizzazione: la perdita totale di olfatto (anosmia) e di buona parte del gusto (disgeusia).
È come se il virus avesse girato una manopola, in poche ore si sono affievoliti, e poi spenti, il naso e in parte il palato. Puff, sva-ni-ti, come per incantesimo di qualche maligno stregone. Bibidi bobidi bu e il gusto e l’olfatto non ci son più.

una scimmietta e un orsacchiotto peluche sono a letto malati con termometro, fazzoletto e borsa dell'acqua calda

Qual è la causa? Leggendo articoli nel web, ho appreso che, se prima sembrava che l’anosmia fosse causata da un danno neuronale, provocato dal virus, poi altri studi hanno evidenziato che forse si tratta di alterazioni alle cellule dell’epitelio nasale e ai loro recettori.
Di tutt’altro parere invece è l’ipotesi, più recente, di uno studio che coinvolge l’Azienda Ospedaliera Marche Nord e le Università del Michigan, di Manchester e di Perugia (aprile 2021). Pare si tratti di una neuroinfiammazione: la perdita di gusto e olfatto interessa dunque il sistema nervoso centrale.
La scienza, e il metodo su cui si basa, procedono per ipotesi nel dare risposte a patologie recenti: attendo dunque gli sviluppi ulteriori degli studi, recenti come il virus stesso. Aggiungo inoltre, come ben evidenzia ilpost.it in questo articolo, che si è spesso ritenuto l’olfatto un senso “sacrificabile”. Trascurato anche da parte della ricerca scientifica, proprio con la pandemia si è riacceso l’interesse per tale senso, difficile da sistematizzare e da descrivere nelle percezioni, molto soggettive.
Se ciò può portare a studiare a fondo l’anosmia, che caratterizza anche altre condizioni, per poterla risolvere, sarebbe proprio una bella notizia!

La perdita di gusto e olfatto a causa di Covid-19

Chi avrebbe mai detto che quella colazione e quel pranzo sarebbero stati gli ultimi due pasti con aroma e gusto pieni? Mentre la sera mangiavo la minestrina in brodo (che rock!) mi accorsi, per la consistenza strana che sentivo in bocca, di avere masticato un aglio intero senza sentirne il sapore. Da quel momento ebbi quasi la certezza di aver contratto il Covid. Ipotesi confermata poi dal molecolare; il rapido fatto dal mio compagno, già sintomatico e prima di me, aveva invece dato esito negativo. Sigh!
Torniamo a noi. Dopo avere inghiottito l’aglio misi volutamente in bocca mezzo peperoncino essiccato e sentii solo un leggero pizzicorino sulla lingua e nulla più. Altro pessimo segno. Mi fiondai allora in bagno per cospargermi copiosamente il polso del mio profumo preferito: zero! Non sentivo nulla. Eppure mi succede, quando prendo un bel raffreddore, di perdere gusto e olfatto, ma questa volta era diverso. Non bastava soffiare il naso o decongestionare le narici per sentire qualcosa. Il mio naso era libero e per nulla infiammato!

Quando poi arrivò l’esito che attestava la positività feci quello che non andrebbe mai fatto: cercare su Google quanto dura l’assenza di questi due sensi. Lessi su alcuni portali medico-scientifici, e su gruppi Facebook di mutuo aiuto dedicati (Anosmia Covid19, Parosmia post Covid Italia, Anosmia Italia perdita olfatto e gusto), che alcune delle persone guarite dalla Covid-19, infettate ancora a marzo 2020, non hanno tuttora recuperato gusto e olfatto; altre invece ci hanno impiegato mesi; altre ancora li hanno riavuti ma parziali o alterati (parosmia, dianosmia e disgeusia). Capii così che avrei dovuto portare molta pazienza per recuperare quel ricco e variegato ventaglio di sapori e odori.

Come accade un po’ per tutto, è solo quando capisci che hai perso qualcosa, per sempre o per non si sa quanto, che ti rendi conto della sua importanza. E così è per il profumo dei ricordi e il gusto della tavola. Per tentare un rimedio allora, ogni singolo giorno, come un Jack Russell Terrier alla ricerca del tartufo nei boschi, ho ficcato il naso alla ricerca degli odori perduti. Aceto, limone, caffè, sapone, cipolla,… nada, niente, niet! Subito dopo le annusatine chiedevo al mio compagno, sperando in una risposta confortante: «E tu? Senti qualcosa?». «Mah, …uhm… molto poco» rispondeva.

uno chef annusa una pianta aromatica

Come non pensare allora a chi necessita proprio di gusto e olfatto per professione? Chef, sommelier, nasi – e molte altre persone – che il Covid può danneggiare anche dal punto di vista lavorativo. Inoltre questi due sensi ci servono non solo per rievocare dolci ricordi ed emozioni che scaldano il cuore, ma anche per accorgerci di eventuali pericoli: fughe di gas, sostanze che bruciano, cibi avariati. Per dirne alcuni. C’è poi anche chi, come effetto del “Covid a lungo termine” (long Covid) ha riscontrato parosmia, cioè la percezione di odori distorti, diversi da come dovrebbero essere, a volte pure sgradevoli.
Il gusto, infine, va a braccetto con l’olfatto: se non recuperi quest’ultimo, il primo non sarà mai al 100%. Difficile farsene una ragione per una come me che gode del piacere della tavola e nel cibo e nei profumi rivive le memorie delle nonne e della famiglia.

Cosa posso fare allora per pensare positivo e confortare magari chi sta provando la stessa cosa?

Come ogni copywriter che ama la creatività ho pensato di provare a ribaltare la situazione per trovare gli “aspetti positivi” derivanti dalla perdita di gusto e olfatto, perché gli svantaggi sono noti e non aiutano a diminuire lo sconforto e la sensazione di ansia.
Forse a portarmi a questa nuova prospettiva è stata la lettura, proprio nel periodo trascorso in isolamento, del libro di Annamaria Testa “Minuti scritti. 12 esercizi di pensiero e scrittura“. L’illustre copywriter propone, a chi intende migliorare la propria scrittura, esercizi mirati per spingere oltre la capacità di osservare, di pensare e di inventare.
E così il mio personalissimo esercizio in questione potrebbe essere: “Immagina di trovarti all’improvviso senza gusto e olfatto. Concentrati solo sui “vantaggi” che puoi trarre dalla situazione ed elencali“.
Con questo non voglio sminuire l’importanza o il trauma di tali perdite sensoriali e le conseguenze psicologiche ed emotive. Le capisco e le provo anche io ma preferisco non focalizzarmi solo sugli aspetti negativi.

 

Ecco qui dunque il mio elenco sui “vantaggi” della perdita di gusto e olfatto post Covid-19 in piccole situazioni quotidiane (continuando a osservare le norme anti Covid):

– Se ti invitano a pranzo o a cena apprezzi qualsiasi pietanza, anche quella che di solito non avresti mai addentato (intolleranze, allergie e scelte alimentari etiche escluse). Darai anche grande soddisfazione a chi è ai fornelli: è probabile che tu possa ricevere numerosi inviti per questo motivo. In più ti risolvi i problemi “cosa cucino oggi?” e “uff, non ho proprio voglia di cucinare”;

– potresti vincere il campionato di “schifezze trangugiate senza battere ciglio” e acquistare una certa autostima davanti a chi ti osserva con disgusto mentre ti nutri, senza problemi, con cibi che per qualsiasi persona sarebbero etichettati come “lo schifo”. Riporto qui il video dell’artista Zerocalcare, testimonial della capacità di noi post Covid di mangiare laqualunque e quindi di cimentarci in sfide al limite del vomito;

– forse hai comunque un buon appetito (una volta superati i sintomi più pesanti avevo super fame), ma trovi tutte le pietanze insulse e piatte: dopo un po’ ti stufi di masticare cose. Magari riesci a distinguere dolce, salato, acido e amaro – se hai fortuna – ma un dolcetto con le mandorle per te potrebbe benissimo essere con il cocco o le nocciole se ti dovessi basare solo sul gusto. Quindi puoi risparmiare i costi sul cibo perché riduci le porzioni. Vantaggio mica da poco;

– contribuisci anche a rendere la società meno consumistica perché acquisti meno cibo;

– se vuoi perdere peso sarà un po’ più facile;

– guardando di nuovo il lato economico, risparmi perché non ha più molto senso andare al ristorante senza gustare le prelibatezze dei piatti;

– il tuo corpo può fare scorta di alimenti e prodotti ricchi di sostanze benefiche, come vitamine, sali minerali etc… perché puoi introdurli nella tua alimentazione senza provare rigetto per alcuni di essi. Io potrei mangiare i detestati cetrioli ma non ho avuto il coraggio di farmeli comprare;

– i vini non sanno più di tappo e non sprechi una bottiglia buttandola via;

– il vino rosso in cartone ha lo stesso gusto di un Amarone della migliore annata. Risparmi ma forse poi te ne penti;

ti curi con maggiore facilità perché le medicine solubili non sono più intrugli disgustosi.

 

 

La lettiera del tuo felino non ti stende più quando la pulisci o ci passi davanti;

– idem l’alito del tuo cane quando ti si avvicina al viso;

– se in una giornata afosa e assolata sali su un autobus affollato, senza aria condizionata, con 40° all’ombra e le cicale che friniscono, tu sei l’unica persona serena e non in apnea;

– lo stesso vale per la palestra, spogliatoi annessi;

– puoi fare respiri profondi anche se abiti in campagna e sono stati concimati i campi da poco;

– se una persona con cui condividi l’ufficio si è resa conto di avere pestato una cacca di cane, tu sei forse l’unica a non farla sentire in imbarazzo;

cambiare pannolini d’infante non è mai stato così naturale;

– puoi pulire tutte le superfici che vuoi con aceto, alcool, candeggina, insomma qualsiasi sostanza sgradevole all’olfatto (fai comunque attenzione a non inalarne i vapori);

– nel caso tu debba fare esami o visite in ospedale non sentirai quel classico odore (un misto di minestrina e disinfettante) che non infonde molta tranquillità;

– quando vai in bagno arieggia per bene – pensa alle altre persone – perché per te la cacca ha finalmente l’odore del nulla;

– ogni volta che vai a un concerto in un locale affollato, quando entri in bagno quel bouquet acro e pungente di violette e roselline ti lascia indifferente;

– se cucini broccoli, verze e cavoli ricordati di chiudere la porta della cucina per isolare la stanza visto che tu non senti più quella puzza micidiale, ma chi vive con te la sente eccome;

– alle terme sulfuree non hai problemi ad ambientarti all’odore di uova marce;

– puoi aprire il contenitore dell’umido per versare gli scarti senza smorfie e conati;

i piedi e le ascelle non ti puzzano più ma continui a lavarti e profumarti per amore del prossimo;

le cipolle non ti sono più nemiche: né per l’odore né per i piantini quando le sminuzzi;

– se mangi asparagi la tua pipì è inodore;

– non percepisci più il nauseabondo olezzo di sigaretta;

– le cimici fanno sempre schifo ma sono un pelo più simpatiche.

 

Al termine delle revisioni di questo articolo (passano sempre parecchi giorni dalla scrittura alla pubblicazione) ho notato progressi nell’olfatto – ora sento qualche odore – ancora scarsi i miglioramenti nel gusto. Percepisco un poco l’aroma del caffè, l’odore delle alici, del limone, dell’arancia, un po’ pure il deodorante, il brodo, il gel igienizzante, il soffritto. Insomma, dopo circa due mesi qualche piccolo progresso c’è stato: che gioia, allora condividiamolo! Qualcosa si sta risvegliando ma ci vuole ancora pazienza. Tuttora, ad esempio, non sento gli odori sgradevoli né il gusto pieno della mia pizza al taglio preferita.

Purtroppo questa è un’esperienza comune a molte persone. Ma non siamo sole. Abbiamo bisogno di condividere, parlare, sfogarci su questa nuova fase di vita – mi auguro temporanea per tutte – in cui ci siamo trovate dall’oggi al domani. E di cercare soluzioni per recuperare al più presto questi due sensi che ci collegano alla memoria e alle emozioni. Pare che il metodo migliore sia quello di allenarli ogni giorno, anche con il ricordo di quel profumo o sapore perduto.
Affidiamoci alla scienza e facciamo fare palestra a questi recettori impigriti per ritrovare l’effetto delle madeleine di Proust.

Silvia
silvia@cuciverba.com


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