verbal identity - Cuciverba
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Se creare la brand identity altrui è un lavoro complesso e richiede studio, cura ed empatia, definire la propria lo è ancor di più. Almeno per me, che per indole sono riservata e dunque fatico a promuovere me stessa. In questo blog post ti racconto come è nata l'identità di Cuciverba, ovvero la mia in veste di professionista. Una volta stabiliti il mio target e i servizi, emersi i valori e la personalità della mia attività, dovevo concretizzare la mia brand identity, in primis con naming e payoff, che fanno parte della verbal identity assieme ai testi e al tono di voce. Avrei potuto anche mantenere il mio nome e cognome perché non poche persone del mio stesso mestiere compiono questa scelta. Più identità di così, in effetti! Ma il mio cognome - ho riflettuto poi - quasi mai è di immediata comprensione e, spesso, devo fare lo spelling: «G come Genova, H di hotel, I di Imola, S di Savona, I di Imola». Un po' una solfa! Mi è capitato più volte, negli anni, di ricevere una mail, dopo il contatto telefonico, con scritto: all'attenzione di Silvia TISI (santo cielo!), BISI (risi e bisi qui in Veneto sono un piatto della tradizione), e via dicendo con altre involontarie storpiature che nemmeno Emilio Fede con i cognomi. Allora decisi di occuparmi del naming, e che cavolo sono una copywriter! E non mi toccherà nemmeno fare lo spelling, vuoi mettere? Ah, che sollievo. Però non è stato proprio come bere un bicchiere d'acqua: ci ho messo circa due mesi tra naming e payoff.   Cosa significa il naming per me Il naming mi fa andare fuori di testa, in tutti i sensi: mi esalta il suo processo creativo che mi risucchia cervello ed energie. Non riesco a mettere in pausa i neuroni quando sto facendo naming: continuano a frullarmi parole e...

Eccomi al primo blog post  - che emozione! - in cui spiego perché aprire un blog (beh dai, sono coerente). E lo scrivo nel 2021. Se hai idea che i blog siano superati, parte del passato, forse è il momento di ricrederti. Qui di seguito ti elenco i motivi principali per cui dovresti aprire e curare il tuo blog. Ci siamo: partenza, via! Anzi no, prima ti faccio una premessa necessaria: per un'azienda, o una persona in libera professione, o un'associazione è bene aprire il proprio blog solo se è di qualità. Mi spiego meglio: data la mole immensa di articoli che popolano il web, non c'è bisogno di contenuti scadenti, né di post scritti solo per riempire quello spazio virtuale "perché mi hanno detto che va fatto". Ecco, è forse un po' duro da dire e da leggere, ma - credimi - è meglio di no. Mi spiace anche dirti che i risultati non arrivano subito, quindi non devi avere fretta. Il blog, infatti, è un investimento a lungo termine. Va alimentarlo con costanza, pensando e studiando un piano editoriale ad hoc e dai contenuti interessanti. Chiarita e assodata la questione, procedo affrontando i motivi per cui spiego perché aprire un blog. Cos'è un blog? Forse non devo dare per scontato che tu sappia cos'è. Quello che stai leggendo ora è un post, cioè un articolo di un blog, in questo caso del mio "Cuciverblog". È uno spazio online personale o aziendale. Nel mio caso è un mix: essendo libera professionista scrivo per promuovere me stessa e il mio lavoro di copywriter. Un blog si compone di articoli, di solito organizzati in ordine cronologico, che possono contenere immagini e foto, infografiche, video, podcast, link e possono pure ospitare i commenti di chi legge. La parola "blog" deriva dalla contrazione di web log (diario di bordo della rete)...

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